RAGAZZI SOSPESI

Le implicazioni psicologiche della pandemia hanno travolto tutti, ma in particolare hanno stravolto i più vulnerabili, i più fragili, i più deboli: dagli anziani, che sono i più colpiti anche sul versante sanitario, agli operatori sanitari a rischio burnout, alle famiglie con bambini, agli adolescenti, fino ai nuovi disoccupati ed ai disoccupati di lungo periodo. Chi si occupa di loro, chi ascolta i loro dubbi ? La fragilità è un parametro troppo poco considerato, ma indispensabile per la presa in carico della salute psicologica. Oggi il mio pensiero va in particolar modo ai nostri ragazzi, bambini e adolescenti una categoria dove sono in aumento i danni psicologici, quelli invisibili nel “qui ed ora”, quelli che non hanno voce, travolti da ondate di “c’è chi sta peggio”, o da inopportuni confronti con i dolori e le tragedie del passato al solo scopo di banalizzare quelli del presente, per paura od incapacità di affrontarli. I bambini e gli adolescenti hanno visto cancellata quasi tutta la socialità, ma qualcuno si è chiesto come stiano vivendo questo momento? Che ripercussioni possono avere la rinuncia alla vicinanza dei compagni, alla scuola, ad attività fondamentali come lo sport, o semplicemente stare insieme agli amici? I giovani sono stati i primi ai quali è stata stravolta la vita sociale, ai quali è stato chiesto uno sforzo maggiore, probabilmente sottovalutando le conseguenze che le misure di sicurezza adottate hanno comportato. L’alternanza della scuola, prima aperta, poi chiusa, poi non si sa, ha aumentato nei ragazzi il livello di stress, alimentando il rischio di lasciare ferite ed un dolore psicologico profondo. Stanno già emergendo disturbi come l’ansia, gli attacchi di panico, pensieri ossessivi, gesti di autolesionismo, ed altro ancora. Nella DAD, l’assenza di relazione, la tendenza alla distrazione, la noia e la poca motivazione, sono diventati elementi di rallentamento per l’apprendimento, alimentatati dalla difficoltà di attenzione e di concentrazione, peggiorando nel complesso il rendimento scolastico. Tutto questo ha inevitabilmente ripercussioni anche sui corpi, che non possono esprimere tutta l’energia che un adolescente possiede, ma che troppo spesso viene repressa o canalizzata verso uno schermo. Come potranno riprende a vivere i nostri ragazzi dopo un anno di vuoto, pieno di paure, ansia e precarietà del futuro? C’è infatti il rischio che certi comportamenti forzatamente appresi perdureranno per molto tempo. Dovremmo tutti impegnarci affinché questo malessere psicologico venga visto, ascoltato, non sottovalutato, preso in carico e curato per evitare che diventi cronico, allo stesso modo dell’emergenza sanitaria. E’ una generazione che va aiutata a tornare ad una nuova vita, con dignità e rispetto, ma soprattutto con fiducia ed un po’ di leggerezza.