IN DIFESA DEL SENSO CRITICO
Ormai da mesi si parla solo di lui, si legge tutto e il contrario di tutto, tante le domande e le incoerenze, poche le risposte, di sicuro almeno due schieramenti.
Non c’è occasione d’incontro che non preveda l’esposizione del proprio pensiero e delle preoccupazioni sulla pandemia e subito nasce l’alleanza o lo scontro, a seconda dell’idea che ciascuno si è fatto nel tempo.
La paura, oramai diffusa, spinge alla ricerca di certezze che non ci sono, anche a scapito del rispetto per la libertà di pensiero: di fronte ad un’opinione diversa ci si scontra, dato che è molto più facile ascoltare solo chi la pensa come noi che farsi domande e dubitare.
La medicina è una scienza, spesso inesatta, di sicuro in perenne evoluzione, che comunque ci aiuta e ci guida verso una direzione, ma non è una fede alla quale si deve aderire senza farsi domande.
Non si può tifare per un rimedio anziché un altro, non siamo allo stadio, si può invece coltivare la speranza di una soluzione che potrebbe anche essere diversa e comunque rispettosa dei diritti delle persone, che non possono essere dimenticati.
Allo stesso modo si crea contrapposizione tra chi crede ciecamente a tutto ciò che viene diffuso dall’informazione e chi invece solleva dubbi e perplessità, spesso ritenuto insensibile e non rispettoso degli altri.
Il rispetto degli altri sta anche nel considerare che questa situazione ha pesanti conseguenze psicologiche che inevitabilmente colpiscono gran parte della popolazione, in particolare i bambini, i ragazzi, gli anziani e le persone con difficoltà, in poche parole le fasce più deboli, di sicuro i meno protetti ed i meno ascoltati.
Farsi delle domande ed avere dei dubbi non è necessariamente infedeltà o spirito di contraddizione, è porsi con spirito critico davanti ad una situazione complessa, a volte contraddittoria, ma soprattutto è sinonimo di intelligenza andare alla ricerca di risposte più convincenti.
A volte è più rassicurante accettare delle verità affidandosi totalmente a qualcun altro che dice di lavorare per il nostro bene, se non fosse che spesso neanche noi sappiamo ciò che è veramente meglio per noi stessi.
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