PRIGIONIERI IN CASA PROPRIA
Mai come in questo periodo le mura domestiche rischiano di diventare talmente opprimenti da sembrare una prigione.
Stiamo vivendo un periodo particolare in cui siamo costretti a modificare le abitudini, a ridurre i rapporti con l’esterno e con gli altri: il Coronavirus, almeno in questi ultimi giorni, costringe ad isolarsi e a stare un di più con se stessi, sperimentando una condizione per molti versi insolita.
Per alcuni diventa un’opportunità per dedicare del tempo a qualcosa di piacevole, o per dare sfogo alla creatività. C’è invece chi viene assalito da una vera e propria sensazione di panico, magari amplificata da vecchie ferite che riattivano paure non risolte.
Viviamo infatti in un contesto dove non è contemplato stare soli con se stessi e pensare, spinti come siamo a restare sempre “connessi”, sempre attenti a quanto accade fuori, al punto tale che dedicarci del tempo è un’esperienza che può coglierci impreparati.
Più che l’impossibilità di incontrare delle persone, ciò che può creare una certa sensazione di vuoto è il distacco dalla routine del fare, dagli impegni che scadenzano le nostre giornate e che alimentano l’alibi che invochiamo ogni volta che preferiamo non pensare a noi stessi e a ciò che ci tocca più da vicino.
Quindi per qualcuno si presenta l’occasione per accarezzare i propri pensieri più nascosti, mentre per altri è un periodo infernale perché non si è pronti a questo tipo di esercizio e occorre trovare una distrazione ad ogni costo.
Avere molto tempo libero induce a pensare a tante cose, spesso scomode, lasciate lì da tempo e dalle quali spesso siamo scappati. Ritagliare dei momenti di silenzio e solitudine potrebbe invece offrire un’importante spazio per riflettere, da difendere dal mondo esterno che tenta con insistenza di attrarci nel suo vortice.
Non è un caso in effetti che tutte le decisione importanti maturano nei momenti di maggiore raccoglimento.
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