SPUNTI DI TERAPIA: QUANDO IL SENSO DI COLPA CI OPPRIME
Ci sono molti modi di condizionare le scelte e, più in generale, il comportamento di qualcuno. Uno di questi, forse il più frequente e spesso il più efficace, è quello di far leva sui cosiddetti sensi di colpa. Il senso di colpa è un’emozione relazionale, in quanto si prova nel rapportarsi a qualcun altro, ed è sempre accompagnato dal dubbio e dal’insicurezza.
Nasce generalmente dalla incapacità di tollerare che qualcuno possa ritenerci responsabili di qualcosa che lo ha turbato, o che non è in sintonia con le sue aspettative, oppure ci si sente in difetto per aver trasgredito una regola di comportamento o una legge non scritta. Questo fa nascere il desiderio di porre rimedio al presunto danno causato, assecondando delle richieste, modificando certi comportamenti o facendo particolari scelte che in altre condizioni non sarebbero state fatte.
Quindi da un lato c’è qualcuno che tende a deresponsabilizzarsi e ad attribuire ad altri la colpa di qualcosa, mentre dall’altro c’è chi non riesce a sopportare questa sorta di pressione psicologica e, pur di liberarsene, tende ad assecondare questo meccanismo adottando atteggiamenti compiacenti, fino ad arrivare a situazioni estreme di vera e propria sudditanza psicologica.
Non è un caso che tali meccanismi si innescano più facilmente proprio tra persone legate da vincoli affettivi, dato che il timore di causare dispiacere in questi casi è più elevato.
Inoltre, le persone particolarmente sensibili si trovano più facilmente in questa condizione.
Nei casi patologici ci si può trovare di fronte ai cosiddetti “manipolatori emotivi”, cioè persone che sanno di poter tenere in pugno qualcuno facendo leva sulle sue debolezze e allora si spingono a chiedere più di quanto sarebbe lecito aspettarsi.
Tuttavia ci sono anche situazioni in cui il senso di colpa è usato come strumento di persuasione, attraverso una precisa strategia comunicativa. È il caso ad esempio di quei messaggi (social, pubblicità, ecc…) che lasciano intendere che chi non aderisce a certe iniziative si rende responsabile di non aver contribuito al raggiungimento di un certo obiettivo. Poco conta che il nesso tra le scelte da fare ed i risultati da raggiungere sia reale oppure no.
Quando il senso di colpa diventa una costante nel modo di relazionarsi, ci tiene in scacco davanti alla possibilità di fare qualcosa di diverso da ciò che qualcuno si aspetta, limitando e a volte bloccando la propria crescita personale. Si è costretti infatti a sperimentare una continua contraddizione tra il proprio bene e quello dell’altro (o degli altri), che viene visto come più meritevole di essere realizzato. Questo meccanismo genera rabbia e frustrazione, che si manifestano in forme di cui non sempre si ha consapevolezza. Infatti spesso la sensazione di colpa è il prodotto di tentazioni inconsce non espresse: la repressione accresce l’intensità dei desideri che, se non soddisfatti, possono provocare aggressività.
Ma sentirsi in colpa non è sempre negativo: questa sensazione infatti può aiutare a comprendere di aver commesso un errore ed avere una funzione che stimola il senso di responsabilità.
Come spesso accade il confine tra questi due risvolti può essere sottile e a volte si rende necessario fare un lavoro introspettivo per liberarsi di quei pesi che vengono da lontano e che spesso limitano la capacità di espressione e condizionano il modo di vivere.
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