SPUNTI DI TERAPIA: E SE POI GUARISCO?
A volte, nel corso di un lavoro interiore per affrontare una sofferenza che non si riesce più a tollerare, capita che inconsapevolmente si cerchi di sabotare il proprio percorso di guarigione, mettendo in atto comportamenti contrari alla terapia che si sta seguendo.
Capita così che, mentre si notano segnali di miglioramento, all’improvviso accadono degli eventi che amplificano di nuovo la sintomatologia e costringono la persona a ripartire di nuovo, ovviamente con una sfiducia che aumenta ogni volta, insieme alla convinzione di non farcela.
Che cosa spinge ad introdurre degli ostacoli che rallentano, o addirittura impediscono, il superamento di quelle criticità che dovremmo essere ben felici di rimuovere ?
Innanzitutto occorre comprendere che superare delle difficoltà è innanzitutto un momento di cambiamento, che come tale deve essere compreso ed accettato in tutti i suoi aspetti.
È necessario chiedersi quale funzione abbia avuto quel sintomo, quella difficoltà, e che cosa cambierebbe nella propria vita se scomparisse… Veramente si è disposti a farne a meno ?
Quando si inizia un percorso terapeutico c’è sempre l’aspettativa di migliorare la propria condizione di malessere, rimuovendo i sintomi e i disagi che spesso ci accompagnano. Raramente però si pensa alle conseguenze legate all’eliminazione del problema.
In effetti ogni malessere comporta anche degli aspetti secondari che hanno una loro utilità: essere al centro dell’attenzione, essere giudicati in modo più indulgente, evitare il confronto con gli altri, giustificare certi insuccessi o debolezze…
Così capita che a volte ci si rifugia nel sintomo per godere di questi aspetti collaterali, che diventano sempre più importanti fino al punto che l’idea di rinunciarvi induce a boicottare i risultati del lavoro interiore faticosamente raggiunto.
Occorre quindi una nuova assunzione di responsabilità nei propri confronti, senza potersi più “adagiare” su certi atteggiamenti o situazioni che fino a quel momento ci avevano in qualche modo protetto e giustificato. Non avere più certe paure o certe difficoltà implica dover affrontare nuove possibilità e nuovi scenari, non ancora esplorati e quindi meno rassicuranti rispetto a quanto è stato sperimentato fino ad allora.
Solo migliorando il proprio stato di coscienza, attraverso una crescita interiore che aiuti a rimuovere alcuni ostacoli, paure e blocchi, si può uscire da quella “gabbia” che nel tempo ci si è costruiti e di cui solo noi abbiamo la chiave.
In effetti la “gabbia“ ci protegge, ci tutela da quello che sembra un nemico esterno, ma ci impedisce di sperimentare in libertà il nostro modo di essere, per scoprire che tutto sommato la vita che c’è fuori non è poi così terribile.
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