KRAMER CONTRO KRAMER
Quando una coppia con figli si separa, uno degli aspetti più difficili da affrontare riguarda la necessità di scindere il ruolo del genitore da quello di moglie, marito o compagno/a che sia.
Molto spesso infatti si innesca un meccanismo conflittuale, cosicché si separano anche i due genitori che smettono di svolgere insieme il loro ruolo e cercano ciascuno di introdurre il modello del “genitore unico”, magari anche alimentando la svalutazione dell’altro pur di apparire come il più adeguato , che quindi ha più diritto di stare con i figli.
Quasi mai invece i figli vengono ascoltati, se non in contesti giudiziari, quando oramai la situazione è di solito consolidata. A questo proposito sarebbe invece molto utile porsi delle domande fin da subito:
Che cosa direbbero i figli di quella coppia se potessero parlare o se venissero ascoltati?
Siamo sicuri che farebbero il tifo per un genitore a scapito dell’altro?
Lavorando con la coppia di genitori, emerge quasi sempre che prima di separarsi entrambi erano adeguati e premurosi, poi nel tempo le divergenze, i tradimenti, l’assenza di progetti condivisi hanno indotto ciascuno ad accentuare le mancanze dell’altro, con l’obiettivo di accumulare prove, registrazioni, testimonianze, foto e altro ancora con l’obiettivo di screditarsi a vicenda.
A volte capita anche che gli stessi avvocati delle parti incoraggino questa dinamica, come strategia che può portare alla “vittoria”, non si sa bene di che cosa. O forse si sa benissimo: la casa, l’assegno di mantenimento, il potere sul figlio e quindi sull’altro genitore, molto spesso una rivendicazione personale che non ha nulla a che vedere con i figli.
In questo modo si perde di vista completamente il fatto che, quando nasce un figlio, si aggiunge un altro impegno a quello che implicitamente lega la coppia: la responsabilità di ciascuno per aver deciso che l’altro diventasse padre o madre del proprio figlio.
Questo impegno è molto più forte e non può venire meno con la separazione della coppia, dato che il coniuge o il compagno si possono cambiare ma i genitori no ! Quella scelta, per quanto in futuro ci si possa pentire, è irrevocabile.
Questo significa che anche la coppia che sperimenta la peggiore crisi e che trova nella separazione l’unica soluzione possibile, non può sottrarsi al ruolo genitoriale che per essere tale necessita inevitabilmente di momenti di condivisione con l’ex compagno/a.
Proprio qui nascono di solito le maggiori difficoltà, con la tendenza a trasferire in questo ambito i conflitti non risolti e le recriminazioni delle parti che faticano a comprendere e ad accettare i due diversi piani di confronto.
Allora magari ci si aggrappa al rispetto rigido degli orari di visita e dei tempi di permanenza del minore dall’altro genitore (come se chi ottiene più ore dal provvedimento del Giudice avesse la patente di genitore migliore dell’altro…); in altri casi i bambini non possono piangere , perché il pianto diventa una forma di malessere scaturito dalla permanenza con l’altro genitore, non possono stare male, perché quel sintomo è iniziato quando stava con il padre (o con la madre) che quindi potrebbe essere inadeguato, non possono dire “ oggi voglio stare con papà (o con la mamma) !” , perché di sicuro lui (o lei) chissà che cosa gli avrà promesso per sottrarlo all’altro genitore…
Si potrebbe continuare a lungo con questo elenco.
In effetti, quello che è più doloroso per un bambino, non è tanto la separazione in se e per se (peraltro una fase sempre assai delicata), bensì la conflittualità che si riversa su di lui facendogli vivere l’incertezza di poter perdere entrambi i genitori, almeno per come li aveva percepiti fino a quel momento; altre volte addirittura facendolo sentire responsabile di atteggiamenti che hanno generato o alimentano tale conflitto.
E’ quindi necessario che, nell’affrontare il percorso della separazione, tutti i protagonisti prestino la dovuta attenzione al fatto che tra i colpi che spesso si sferrano le due parti in lite ci sono i figli, contenitori di cristallo che rischiano di essere colpiti e danneggiati irrimediabilmente!
Ciò ovviamente non significa dover accettare una convivenza che oramai non funzione più, ma comprendere che la disgregazione della coppia coniugale non dovrebbe estendersi alla coppia genitoriale il cui legame è, in effetti, l’unico veramente indissolubile.
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