VOGLIO FARE L’AMMALATO
Nel tempo si impara a tacere, ad essere come l’altro ti vorrebbe, ad assecondare i suoi bisogni, le sue aspettative ed i suoi desideri.
Nonostante i tentativi nessuno coglie le tue sofferenze ed i i tuoi bisogni, ogni canale comunicativo viene ignorato, interrotto, bloccato nel suo fluire.
Allora il corpo con prepotenza prende voce per esprimere il malessere e tutti si fermano e si interrogano su come sia potuto accadere, ci si attiva, ci si informa sulla cura migliore. Scopri così una nuova modalità per essere visto, ascoltato, ricevendo quell’attenzione attesa da anni.
Inizia così la ricerca degli specialisti, di cure, di farmaci.
Quando arriva un leggero miglioramento l’entusiasmo dei familiari li porta gradualmente a riprendere la propria vita, e tu ritorni nella tua solitudine ed incomprensione. Allora il corpo interviene di nuovo e tutti di nuovo si fermano, si attivano, si preoccupano e si riattivano i meccanismi già visti, ma questa volta non ci sarà cura che funzioni, perché ti convinci che si possono ottenere attenzioni solo nel malessere.
Ad un certo punto qualcuno ha il coraggio di chiedere una terapia, che diventa per ciascuno un’opportunità di raccontarsi, di mostrare le rispettive criticità e punti di forza, a volte un’occasione per narrare segreti e aneddoti familiari.
La terapia diventa un luogo dove la famiglia si regala uno spazio per conoscere realmente chi è l’altro con il quale si convive, spesso dalla nascita.
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