SPUNTI DI TERAPIA: “VOGLIO SOLO ESSERE AMATO!”

Nella mia vita non sono mai stato il numero uno per qualcuno….”

Inizia così un racconto, una storia unica e piena di sofferenze, quelle profonde, che non sono visibili in superficie perché camuffate da sorrisi e buone maniere, corazza utile alla sopravvivenza emotiva e sociale, a volte anche familiare e coniugale.

È la storia di una persona, ma anche di molti individui, con dolori che per anni se ne stanno nascosti dietro le loro cicatrici, che fanno da schermo per impedire di sentirsi ulteriormente feriti.

Questo percorso inizia fin da molto piccoli, quando episodi di indifferenza, abuso emotivo, negligenza o manipolazione, inducono alla ricerca di un affetto con la speranza di riceverne qualche briciola, qualche avanzo, perché si fa strada il pensiero di non essere meritevoli di coccole, o di non essere abbastanza interessanti.

Si impara così a focalizzarsi di più sul benessere degli altri che sul proprio, non riconoscendosi alcun valore, si impara ad essere compiacenti pur di mantenere una relazione con l’altro e a fare qualsiasi cosa pur di evitare il rifiuto ed essere visti e riconosciuti. Nel tempo, questo bisogno diventa più forte ed il vuoto diventa troppo grande da sopportare, così la ricerca di qualcuno disposto a concedere un po’ di affetto diventa affannata, quasi spasmodica, perché “non c’è sofferenza più grande di quella di sentirsi poco amati”. Fino a che ad un certo punto ci si accontenta, ci si adatta, si accetta qualsiasi cosa, anche le persone sbagliate nei posti sbagliati, alle quali ci si aggrappa e delle quali si finisce per diventare prigionieri, nella speranza di ricevere affetto ed attenzioni, con l’illusione di trovare qualcuno che ci salvi e ci “guarisca”, colmando il vuoto emotivo.

La convinzione di non essere adeguati fa sentire ancora più forte il peso della responsabilità quando queste relazioni inevitabilmente falliscono, innescando un meccanismo perverso che autoalimenta la convinzione di non meritare nulla di più. Al punto che, anche di fronte a qualcuno che ci apprezza veramente per come siamo, la nostra mente, inconsciamente, tende a boicottare tali rapporti, avendo oramai consolidato un modello del quale è molto difficile liberarsi.

Ma non impossibile.

Innanzitutto si deve riconoscere il proprio bisogno di aiuto, poi si può iniziare un percorso terapeutico per intraprendere un viaggio di ritorno al proprio vero Sè.

È un viaggio nel passato che va rivisto con altri occhi, rielaborato e inserito nella nostra memoria emotiva in maniera più funzionale ed accettabile.

Si impara quindi a guardarsi dentro e a vedere che cosa possiamo fare per realizzarci, senza delegare questo compito ad altri, che spesso sono troppo idealizzati, quasi perfetti ai propri occhi, al punto che spesso si negano o si giustificano i loro lati negativi.

Nel tempo si impara a diventare un ottimo compagno di se stessi, per non avere più paura di restare soli e scoprendo i propri punti di forza che per troppo tempo sono rimasti nascosti o non riconosciuti. Così si possono trovare gli spunti per stabilire obiettivi nuovi e più sani, mettendo anche dei confini utili a proteggerci da situazioni che potrebbero diventare patologiche.