8 MARZO: UN GIORNO DI TREGUA E DI RIFLESSIONE

Festa delle donnaFinché l’uomo avrà bisogno di tenere la donna in una condizione di prigioniera attraverso regole, civili o religiose, non ci sarà mai festa né libertà e soprattutto  eguaglianza nel rispetto delle diversità. Anche la necessità di leggi appositamente ideate per tutelarle, come fossero una specie da proteggere, dimostra quanto sia ancora lontano l’obiettivo di una reale parità.

Ogni anno sono  troppe le donne picchiate, violentate, torturate, mutilate e spesso, troppo spesso, barbaramente uccise da uomini in virtù del loro “essere donna”.

Spesso i diritti delle donne vengono violati, soprattutto quando rifiutano l’imposizione di comportamenti e regole non rispettosi della loro volontà e della loro condizione. Le violenze più terribili e difficili da debellare sono quelle “legalizzate” e giustificate da culture, religioni, usanze, perché chi tenta di ribellarsi deve contrapporsi ad un intero sistema sociale.

In diverse parti del mondo si costringono bambine  a matrimoni precoci, dopo anni di violenza fisica e psicologica da parte della propria famiglia e di abusi da parte del futuro marito. Altre culture impongono l’infibulazione oppure il burqa come forma di repressione del diritto della donna a mostrare se stessa, quasi dovesse vergognarsi di ciò che è.

Perché gli uomini hanno sempre avuto bisogno di affermare la loro superiorità sulle donne, a volte addirittura infliggendo punizioni ingiustificate? Quali paure si celano dietro questi atteggiamenti repressivi, possessivi, umilianti ?

Solo una paura atavica e profonda può indurre interi modelli culturali a promuovere questo tipo di atteggiamenti nei confronti dell’altro sesso, una paura che a volte spinge gli uomini più deboli a vedere la donna come imputato principale delle loro frustrazioni, degli insuccessi, di tutte quelle questioni non risolte che necessitano di un capro espiatorio.

C’è poi il privilegio di partorire che ha sempre reso la donna “speciale”, depositaria di un potere misterioso quanto imprescindibile rispetto al quale l’uomo non può che porsi in una posizione di subalternità, che probabilmente non è stata mai completamente accettata in modo consapevole.

Credo che il percorso ancora da compiere sia piuttosto lungo e non può che partire dal riconoscimento delle differenze tra i sessi, che non sono antagonisti ma complementari, accettando l’idea del bisogno dell’altro non come debolezza ma come un naturale processo di crescita che viene amplificato dal contributo congiunto delle metà del cielo.